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Come moderni Ulisse - Sogna il mondo che vuoi ®

5 Febbraio 2019da MARINA0

Una delle buone cose che ci ha regalato quest’era tecnologica è la possibilità di accedere potenzialmente a un’immensa fonte di informazioni e conoscenze. Purtroppo insieme si sono diffuse anche pigrizia e il dare per scontate certe opportunità. Il fatto poi che Internet abbia reso possible a tutti di dire la propria non significa che lo si faccia sempre al meglio. D’altra parte il progresso non avviene di colpo  e spesso richiede aggiustamenti.

Tutto pare muoversi talmente rapidamente e in mezzo a così tante opportunità che spesso in realtà si finisce nel restare intrappolati in binari prestabiliti cui si viene indirizzati o in cui ci si auto relega per insicurezza o non ci si riesce ad orientare e le voci che urlano di più, le strade più battute, insieme alle sceneggiate, risultano attrarre maggiormente a dispetto di ciò che davvero occorrerebbe.

Come riportava qualche anno fa, se non ricordo male, un’articolo del grande Alex Bellini, esploratore italiano noto per le sue imprese estreme, oggi tutti conoscono (o danno) il prezzo di tutto, ma nessuno ne conosce più il valore, fino a che non si trova in situazione d’emergenza.

Un po’ come avviene per la cura del corpo; quante volte capita di essere consapevoli di avere per esempio quel certo punto della schiena (non importa quale) se non quando fa male?

Questa mattina mentre guidavo osservando un sole meraviglioso, pieno e fiero lassù, da poche ore alzato dalla collina, mi è venuta in mente una conversazione avuta alcuni anni fa con un taxista inglese. Curiosi a volte i collegamenti, forse sarà stato proprio il sole che si stagliava allo stesso modo sulle colline inglesi, chissà, forse la musica di sottofondo, ma improvvisamente ecco la conversazione tornarmi alla mente. Si trattava di riflessioni molto attuali peraltro, mi raccontava di come fino a un decennio prima in Inghilterra si stesse davvero bene per come erano organizzati, per come erano ben impiegate le tasse e per come alto era il senso etico dei politici.

Certamente quel taxista era molto orgoglioso di come erano stati governati fino ad allora. Allo stesso tempo mi sottolineava di come, guardando al paese come a un’azienda il piano economico era stato fatto per quelli che erano gli abitanti dell’epoca, che avevano versato un certo valore come tasse e che permetteva loro di usufruire di molti benefici. Al contrario, negli ultimi anni, sosteneva, un eccesso di arrivi di popolazioni con numero elevatissimo di figli, impari contributo economico e, talvolta, anche comportamenti di abuso stavano rovinando  il suo amato paese e quel sistema.

Molto probabilmente il pensiero di quel taxista era tra le motivazioni per cui la maggioranza degli Inglesi ha votato per uscire dall’Ue con la speranza di riprendere il controllo sull’immigrazione e non perdere i benefici delle varie formulazioni di sussidi e affini impostati su altre basi. In effetti, come diceva,  ad ora, non si erano viste azioni importanti di vera “Unione” volte  a preservare i vantaggi e le buone performance da replicare, quanto piuttosto un deteriorarsi generale.

Ma se non posso sapere cosa accadrà in Inghilterra e in generale come i vari Paesi cercheranno di ripensare a un modo nuovo di intendere l’essere popoli di questa terra, ripensando a quel bellissimo sole che splende su tutti non può che tornarmi alla mente il concetto iniziale che nell’estendersi delle opportunità sono necessari degli aggiustamenti. Ci sono momenti di crisi e di caos, poi occorre trovare un ordine.

Questo vale a livello sociale come per il singolo individuo. Non dobbiamo necessariamente arrivare agli estremi per correre ai ripari, possiamo imparare ad essere più consapevoli di noi stessi e prevenire certi disturbi o quanto meno curarli ai primi indizi. Possiamo imparare a gestire, a sognare, a ritrovare la visione di un modo di vivere con ritmi più adatti.

A volta non si tratta di grandi cose, ma proprio delle basi, del tornare a dare valore a ciò che ha valore, ma senza un pensiero restauratore. Ripensare alla distribuzione del tempo, dell’energia e delle risorse abbattendo quegli schemi che ci hanno portato rigidità e perfezionismi che rischiano di mandarci in frantumi, come essere disposti a vedere ed accettare cose di cui ci vergogniamo o che ci fanno sentire in colpa per poterle poi trasformare.

Occorre riconoscere quelle proiezioni che crediamo siano aspetti che non ci appartengono, ma che non spariranno fino a che non li accogliamo dentro di noi, occorre essere meno giudicanti e auto giudicanti, lasciando più spazio ai nostri bambini interiori, che possano crescere e provare gioia.

Come se fossero vecchi “parrucconi impaludati ridicoli” dobbiamo salutare vecchi ruoli ormai stantii in cui talvolta ci si perde ed aver fiducia nelle proprie intuizioni per riscoprirci.

Quando siamo giovani, pieni di vitalità, crediamo di poter “spaccare il mondo”, ma col passare del tempo, se non ci prendiamo cura di noi e nella terra, se non diamo valore alle cose fondamentali, dandole per scontate, prima o poi il mondo lo “spacchiamo” davvero, che si tratti del nostro corpo o della terra.

Dobbiamo usare tutte le belle cose che abbiamo a disposizione, i mezzi, gli strumenti, le risorse, le esperienze, per creare un nuovo ordine, dentro di noi innanzitutto, in cui ogni organo può assolvere alla propria funzione; i piedi per stare sulla terra, le gambe per muoverci, le braccia e le mani per abbracciare e afferrare, gli occhi per vedere, la bocca per assaporare, baciare e sorridere, la testa per discriminare, il cuore risvegliato che ci guidi verso il mondo in cui possiamo e vogliamo vivere.

Viaggiamo da un luogo all’altro portando sempre con noi il nostro sogno nel cuore, con il senso della meraviglia e la fiducia di bambini, viviamo come se stessimo già vivendo in quel sogno, dando attenzione e cura a quegli aspetti che riteniamo di valore,  cerchiamo di conoscere le varie parti di noi stessi, di accoglierle e integrarle mentre ci muoviamo come se già fossimo completamente quella persona che esprime il concetto stesso di quel sogno.

Poi ogni tanto facciamo una sosta per fare un po’ di aggiustamenti, ma come un moderno Ulisse, prima di tornare a Itaca, viviamo il nostro viaggio. A volte potremmo trovarci in mari in burrasca, potremmo sentirci prigionieri e ci saranno sirene che cercheranno di incantarci, ma portando attenzione, mettendoci in discussione, nel viaggio stesso potremo conoscere chi siamo noi e chi sono i nostri compagni di viaggio.

 

 

 

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MARINA

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a cura di Marina Pillon