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Trovare un nuovo ritmo tra il lasciare e il tenere - Sogna il mondo che vuoi ®

8 Marzo 2019da MARINA0

 

“Se niente può far che si rinnovi all’erba il suo splendore e che riviva il fiore, della sorte funesta non ci dorrem, ma ancor più saldi in petto godrem di quel che resta”.

Queste splendide parole sono un piccolo estratto dalla poesia-ode del poeta romantico inglese William Wordsworth ed esprimono intensamente una parte delle riflessioni dell’autore sui passaggi della vita.

Sarebbe bello poter essere sempre al meglio, gustando la vita con gioia, ma occorre essere realistici e riconoscere che ogni fase è importante e spesso si apprezzano ancora di più le cose dopo periodi difficili.

Ci sono uomini e donne che vivono un’intera vita di battaglie, per altri si tratta di situazioni occasionali, ma per tutti, anche solo fisiologicamente, arriva un momento in cui la vita richiede di rallentare e cambiare passo.

Il mio primo avvicinamento alla poesia citata prima è stata attraverso un bellissimo film drammatico degli anni ’60: “Splendore nell’erba”. Si tratta di una pellicola che denunciava, attraverso un racconto social-sentimentale, l’ipocrisia bigotta di una certa borghesia.

Se vi capita guardatelo. Il concetto fondamentale che voglio riprendere e sottolineare è l’importanza di vivere seguendo ciò in cui si crede, avendo il coraggio di mettere in discussione allo stesso tempo credenze rigide personali o del sistema ambiente in cui si vive. La vita può essere lunga o breve, ma ogni singolo attimo in cui si reprime la propria natura autentica è tempo sprecato.

Quando si è più giovani si crede di avere il mondo nelle proprie mani, ma spesso si finisce con il concedere parti di quel mondo ai “si deve/non si deve”, “posso/non posso”.

Ciascuno cresce convivendo con ferite e paure che diventano sassi pesanti che si portano in giro. Non esiste una ricetta miracolosa e diffidate dei tanti millantatori di miracoli che vorrebbero “riprogrammarvi”  o cambiarvi in un week end. Pensate alla storia, ai grandi maestri, anche a colui che si faceva chiamare Gesù, andava forse pubblicizzando il suo “metodo miracoloso”?

Ognuno può fare quotidianamente delle scelte che lo portano in una direzione o un’altra e certamente ci sono molti strumenti che possono aiutare, a seconda del viaggio che si vuole fare, ma è importante non affidare ad altri la “sceneggiatura” della propria vita.

Strumenti di crescita, l’amore delle persone a cui teniamo, la volontà di vivere, la gratitudine per l’esistenza possono aiutarci a trovare le nostre risposte, ma la domanda su chi siamo, dove ci troviamo, come ci vogliamo muovere siamo noi a dovercela porre.

Parlavo recentemente con una vecchia amica del fatto che in fondo i vari strumenti di crescita personale non sono altro che escamotage attraverso i quali possiamo metterci maggiormente in contatto con la nostra interiorità, la dove vi sono tutte le risposte.

A volte occorre più tempo, non sempre siamo pronti ad accogliere noi stessi completamente, uomini e donne. Soprattutto dopo una vita in cui abbiamo permesso che altri dicessero chi siamo o noi stessi ci siamo creati una immagine cui abbiamo fatto l’impossibile per aderire e senza la quale quasi sentiamo di non “essere” è difficile affrontare quei passi fondamentali per cambiare.

Eppure è possibile ed è meraviglioso quando la trasformazione alchemica delle cellule, di cui si parla sempre più spesso, la si vede concretamente nella ripresa fisica dopo una malattia importante, nella voglia di ricominciare a vivere e magari addirittura avviare una nuova attività, nell’affrontare un cambiamento relazionale e di vita importante non come reazione, ma come scelta, nel trovare nuovi modi di vivere il proprio corpo e le proprie emozioni, nell’esprimere creativamente e concretamente certe proprie qualità.

A volte può essere semplicemente l’uso sapiente delle domande strategiche, altre può essere un lavoro corporeo, ognuno in un momento diverso può optare per un mix assolutamente personalizzato. Ogni fiore ha la propria fragranza, proprio come noi. Un fiore lo vediamo sbocciare, fiorire al suo massimo splendore e poi piano piano completare il suo ciclo vitale. Troviamo il coraggio di lasciar andare le vecchie paure, i vecchi copioni, le cose che ci “hanno raccontato” o ci “siamo raccontati”, ma che non sono funzionali all’esprimere tutti i nostri colori e capacità. Anche cose belle che abbiamo vissuto, ma appartengono a quello che era un vecchio modo di vivere, possono essere di ostacolo nell’auto espressione. Il tempo passa, portiamo sui nostri corpi delle cicatrici e delle ferite, ma anche nuove risorse. Potrebbe essere che chi siamo diventati oggi richieda nuovi modi di esprimersi, nuovi luoghi. Immaginate un po’ come quella vecchia storia del portatore di acqua. Dopo tanti anni il suo vaso preferito e capiente si era crepato in più punti così  da disperdere l’acqua durante il tragitto. Ma il trasportatore aveva scelto di seminare dai lati del sentiero dei semi che grazie al vecchio vaso ogni giorno venivano ora innaffiati creando presto un nuovo bellissimo e fiorito percorso. Si tratta di trasformare e adattare. Anche da situazioni difficili, o a seguito di traumi, si possono far nascere bei progetti o semplicemente esprimere nuove parti si sé.

Può succedere così che a seguito di un lutto, una separazione, un dolore, semplicemente un cambiamento di vita si possa iniziare un nuovo percorso; da soli o in compagnia, in modo più o meno strutturato si può lasciare andare pian piano un velo alla volta per far venire alla luce nuovi colori, per trasformare ciò che è stato, in nutrimento per il nuovo. Ma occorre assumersene la responsabilità.

Sarà probabilmente richiesto un cambio di ritmo o di direzione, abbandonare vecchie credenze, mettere in campo nuove risorse. Non lasciare che siano altri o il tuo passato a imporre il tempo. Qual’e’ la tua nuova meta, qual’e’ il tuo sogno ora? A cosa ti senti chiamato a dar voce in questa fase della tua vita? Sei pronto per condividere il primo passo per manifestare il nuovo?

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MARINA

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a cura di Marina Pillon