Dopo aver superato, almeno in parte, le grandi sfide della sopravvivenza, la capacità di leggere e scrivere è stata uno dei passi più importanti per lo sviluppo umano. Non si trattava solo di cultura, ma anche di vita quotidiana: pensiamo alla difficoltà di non saper decifrare un documento o comprendere una semplice istruzione.
Oggi, però, anche il superamento dell’analfabetismo tradizionale mostra i suoi limiti. Una ricerca del 2024 rileva che circa il 35% degli italiani adulti è analfabeta funzionale: persone che, pur sapendo leggere e scrivere, faticano a comprendere un testo, a fare analisi o a gestire semplici calcoli. Non è un problema solo italiano: riguarda molte società avanzate.
Perché accade?
L’istruzione ha fatto passi enormi, ma spesso non si è evoluta con la stessa rapidità delle trasformazioni sociali, culturali e tecnologiche. Per questo occorre ripensare la sua struttura portante: programmi, metodi, strumenti e motivazioni.
Come la tecnologia aggiorna continuamente le proprie release, anche la cultura e l’educazione hanno bisogno di “aggiornamenti di sistema”. Investire nella consapevolezza, nella capacità critica e nell’apprendimento continuo è la vera sfida di questa nuova umanità.
Oltre gli slogan, una scuola viva
Accanto al giusto riconoscimento delle diversità, dei diritti e dei talenti, serve una scuola attrezzata e motivata. Servono docenti valorizzati, selezionati con criteri il più possibile trasparenti, e dotati di strumenti per affrontare un contesto che cambia.
L’educazione, infatti, non si esaurisce a scuola: è un processo che dura tutta la vita e coinvolge studenti, insegnanti, famiglie, comunità.
Ecco perché può essere utile immaginare anche percorsi di educazione civica partecipata, organizzati nei comuni e nelle circoscrizioni, per imparare insieme come cittadini e rafforzare il senso di comunità.
Piccoli gesti, grandi cambiamenti
Ripensare l’analfabetismo funzionale significa anche recuperare esperienze semplici ma profonde. Non si tratta di rinunciare a strumenti moderni come gli audiolibri, che anzi aprono nuove possibilità, ma di riservare anche spazi per una lettura attiva e condivisa: in una biblioteca, in un salotto tra amici, meglio ancora tra generazioni diverse.
Stare insieme senza filtri, senza schermi che ci separano, può aiutarci a contrastare quelle “isole di solitudine” che alimentano disattenzione, superficialità e manipolazioni.
L’educazione e la cultura della consapevolezza sono antidoti preziosi, oggi più che mai. Non si tratta solo di sapere leggere e scrivere, ma di comprendere, collegare, riflettere, continuare ad apprendere.
È questo il patrimonio che ci permette di affrontare un mondo complesso, senza subirlo.
Ti lascio con due suggestioni:
La consapevolezza si allena: potendo aggiungere un piccolo gesto quotidiano che nutra la capacità critica, quale potrebbe essere il tuo?
Diversamente insieme per scelta: pratiche ed esperienze condivise possono aiutare a crescere come cittadini consapevoli. Tu da dove inizieresti?