“Sapete qual è una delle operazioni più complesse per un chirurgo? Il distacco di certe persone dalla loro poltrona”.
Proprio come in questa barzelletta che faceva riferimento a certi ambiti di politica, business e associazioni varie, così è il senso dei nostri attaccamenti alle vecchie credenze e abitudini: spesso restiamo incollati, anche quando non ci fanno più bene.
L’essere umano non è qualcosa di statico, ma un processo in divenire. Ogni fase della vita è un invito ad allargare la coscienza, a spostare l’“io” da identificazioni rigide verso una comprensione più ampia di sé. Restare fermi a un ruolo, a un’idea o a un’abitudine può dare sicurezza, ma ci priva della possibilità di trasformarci.
Il vero progresso non è accumulare cose o titoli, ma raffinare la capacità di vedere con occhi nuovi: più consapevolezza, più libertà di scelta.
Un esercizio molto attuale è il nostro rapporto con l’intelligenza artificiale. Spesso viene vissuta come una sorta di segretaria che risolve compiti al posto nostro: “ci pensa lei, così non devo sforzarmi”. Ma questo atteggiamento rischia di indebolire il nostro pensiero critico, proprio come un muscolo che non viene allenato.
Il valore dell’AI, invece, potrebbe essere quello di un temporaneo compagno di viaggio: un sistema che porta nuovi dati, prospettive, collegamenti da più parti. Sta a noi porre domande ficcanti, interpretare le risposte, distinguere ciò che ha senso da ciò che è fuorviante e integrarlo nel nostro bagaglio.
In questo modo l’AI diventa strumento per la crescita.
Ti propongo un piccolo esercizio attuale. La prossima volta che usi un motore di ricerca, un assistente virtuale o un’AI:
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Fermati un istante prima di scrivere la tua domanda.
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Chiediti: “Qual è il vero bisogno dietro questa domanda? Cosa sto cercando davvero?”
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Dopo aver ricevuto la risposta, prova a riscriverla con parole tue, aggiungendo almeno un pensiero personale, un esempio o un dubbio.
Così, invece di essere un consumatore passivo, diventi co-creatore del sapere.
Coltiviamo quotidianamente consapevolezza per la nostra crescita e benessere.
Ti propongo queste pratiche semplici quotidiane:
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La pausa del respiro consapevole
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Tre volte al giorno, fermati un minuto.
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Inspira contando fino a 4, trattieni il respiro per 2, espira contando fino a 6.
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Nota come cambia il tuo stato interno. Questo piccolo gesto “stacca la colla” che ci incolla alle nostre poltrone interiori.
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Il gesto quotidiano nuovo
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Scegli un’azione che ripeti spesso (bere un caffè, aprire la porta di casa, fare la doccia).
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Questa volta falla lentamente, portando l’attenzione a ogni sensazione: il calore, il profumo, il movimento.
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Poi chiediti: “Cosa ho notato di nuovo in un gesto così familiare?”
È un allenamento a scorgere possibilità anche dentro ciò che sembra già noto.
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I viaggi di consapevolezza sono un continuo “distacco dalla poltrona”: delle abitudini, delle paure, delle scorciatoie mentali.
La coscienza si allena come un muscolo, ogni giorno.
E come ogni buon compagno, anche la tecnologia può aiutarci, se la trattiamo non da padrona né da serva, ma da specchio e stimolo.
Ti lascio con un’ultima riflessione:
da quale “poltrona” ti senti chiamato ad alzarti in questo momento della tua vita?
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