Un bambino inizia a gattonare, poi cerca di camminare su due gambe, cade, piange, si rialza e piano piano impara anche a correre. Crescendo impara a parlare e ad interagire con il mondo attorno, in modo sempre più consapevole. Se avviene un avvenimento grave e improvviso, o si ripetono eventi dolorosi e continui , quelle vibrazioni saranno piccole o grandi ferite nei corpi fisico-mentale-emozionale, che incideranno come righe su un vecchio vinile o un cd.
Una ferita può lasciare un segno visibile all’occhio o essere solo percepita dalla sensibilità di qualcuno, ma per chi la porta in sé può essere davvero invalidante.
Che si tratti di violenza fisica o psicologica, di ingiustizie, tradimenti, umiliazioni, abbandoni o rifiuti percepiti o vissuti, per ognuno la reazione e le tentate soluzioni possono essere varie.
Eistein diceva “non si puo’ risolvere un problema allo stesso livello in cui si è originato” e probabilmente ciascuno potrà osservare come si passi spesso una vita a superare quella particolare “ferita”, senza riuscire mai a risolverla.
Se non si fa nulla o si ripropongono gli stessi tentativi il problema peggiora o si sposta, difficilmente sparisce da sé.
Quel bambino interiore ferito a volte si esprime con difficoltà, ma quando si lamenta è perché forse è stato troppo trascurato.
Se proseguire come si è sempre fatto non ha prodotto giovamenti non significa che ci si debba arrendere. Proprio come il bambino che cade tante volte prima di imparare a reggersi sulle sue gambe, occorre non demordere, d’altra parte anche gli stessi “demoni-ferite” che ci affliggono sono diventati tanto forti proprio con il tempo. Una ferita nel corpo si è fatta spazio nella mente, una difficoltà nelle proprie credenze ci ha portato a limitazioni di movimento, disagi emozionali si sono espressi con sintomi fisici, ogni sistema ha cercato una via, una risposta all’evento di partenza scatenante.
Se tutti i tentativi non hanno portato a risolvere nulla, cosa fare?
Una possibilità è dare una nuova “cornice” all’insieme e con occhi nuovi analizzare, guardare i singoli elementi, cercare di comprendere, dare un nuovo significato, magari partendo anche da una nuova azione diversa e positiva.
Qual’era l’intenzione positiva nascosta dietro alle reazioni (fisiche, mentali o emozionali) messe in atto come risposta biologica a quell’evento, a quella ferita?
Nella rappresentazione sui cui andare a lavorare, che si porti l’attenzione al ruolo di “vittima” o al ruolo di “carnefice nato da un vissuto da vittima”, in un canovaccio che di fatto ha per protagonista la disperata sofferenza, occorre un nuovo modo di arrivare alla catarsi che non sia per forza tragico.
Ogni cosa che esiste in natura ha uno scopo e un senso, anche cose sgradevoli come i sintomi di un disagio.
Apprendere metodi e strumenti per comprendere le giuste strategie biologicaMENTE sensate per accogliere le varie esperienze, alleviare la sofferenza e muoversi verso il nuovo è possibile, anche se richiede un impegno cui non si è abituati all’epoca di “tutto in un click”.
In questa strada ci sono vari strumenti che possono essere d’aiuto e se mi segui da tempo sai di cosa parlo, diversamente prova a curiosare sul mio sito o contattami.
Oggi voglio ricordare ad esempio l’approccio integrato che parte dalle intuizioni che ho esposto nel mio primo libro e che ipotizza una relazione tra i cinque elementi della medicina tradizionale cinese e l’enneagramma, con le relative leggi e strategie, insieme ad esercizi fisici ed energetici appartenenti al mondo dello stretching, del reiki e delle tecniche vibrazionali.
Per molti, ma non per tutti, certamente a ciascuno il suo approccio e “cocktail di ingredienti” adatti al momento, una via individuale fatta di mattoncini “green”.
Se ad esempio al lavoro qualcuno ottiene un ruolo o un riconoscimento che spettava ad altri ognuno reagirà in modo diverso, anche in relazione alla propria storia, alle proprie ferite ed al proprio enneatipo o elemento predominante.
Ci sarà chi reagirà dicendo “E’ una porcata, non riesco a mandarla giù”, chi “E’ un’ingiustizia”, chi “Hanno preso una cosa che spettava a me”, chi “E’ un tradimento” e così via. Anche il modo di somatizzare sarà diverso; un perfezionista diventerà ancora più rigido, uno scettico contro fobico potrebbe sbattere i pugni sul tavolo, un manager potrebbe giocarsi il “tutto per tutto” per ottenere comunque un risultato, etc..
Lavorare con esercizi fisici ed energetici che incontrano le proprie “fissazioni”, le proprie “mappe mentali” potrebbe portare a vivere l’esperienza ed elaborarla in modo nuovo.
Un “Capo” che subisce uno scacco da un rivale e deve rintuzzare potrebbe anche, in un momento difficile, mantenere un apparente quiete, salvo poi mettere in campo un progetto di vendetta, ma come impatta intanto sul proprio corpo?
Un “Eremita”, molto colorato dall’elemento metallo, alle prese con vari elementi di attacco ai propri confini, in una fase di difficoltà nell’esprimere le proprie abilità nelle circostanze, per cause contingenti esterne, potrebbe ad esempio trovare giovamento nel tennis. In particolare attraverso l’integrazione di esercizi di consapevolezza che facciano osservare il proprio percepito differente nel proprio impugnare la racchetta mantenendo un certo grado di forza nel braccio, ma lasciando mobile e flessibile polso e mano rispetto a un’impugnatura rigida. Ma questo e’ solo un piccolo esempio.
Non ci sono schemi standard, ma linee guida per un metodo personalizzato di ricerca e crescita personale, per alleviare disagi e sofferenze ed esprimere nuove parti di Sé, scoprendo una “traccia” biologicamente sensata.
Conoscere, accogliere il proprio disagio e ascoltare cosa vuole insegnarci, ma non arrendersi. E’ possibile perché è una legge dell’esistenza quella di poter evolvere. Le nostre ferite ci rendono separati in noi stessi, ma se re incorniciamo il tutto e giorno per giorno insegniamo ai nostri corpi nuovi movimenti, un modo diverso di ascoltare, possiamo unire le nostre forze per muoverci verso nuove esperienze.
Gattoniamo, alziamoci, cadiamo, rialziamoci, cambiamo prospettive per un nuovo modo di vivere biologica-mente sensato.
Ti aspetto al prossimo appuntamento!
Marina Pillon
Sogna il mondo che vuoi®
@marinapillon