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Perché De Coubertin aveva ragione - Sogna il mondo che vuoi ®

21 Febbraio 2016da MARINA

Da un post su un social network in merito a una potenziale sfida tra me e la mia memoria è iniziata una conversazione privata interessante sul concetto di sfida e vittoria.

Erroneamente, quando si pensa a tali parole il pensiero va facilmente ai ritmi moderni che hanno alienato l’uomo dalla sua stessa natura, le gare professionali e amatoriali in cui il risultato finale e il senso di “io sono meglio di te”, “mio figlio è migliore del tuo”, “la mia squadra più competente” ha “ingurgitato” il senso e il valore della gara stessa e probabilmente molti rivedono le immagini di venditori rampanti e avvocati e manager senza scrupolo in corsa per la vittoria che li porterà a intascare grandi cifre.

In un’ipotetica discussione ci saranno fazioni diverse che andranno da coloro che demonizzeranno le sfide e chi con “la bava alla bocca” inneggerà a una “vittoria che distrugge l’avversario”. Ma io intendevo tutt’altro. Una buona memoria non è proprio una risorsa che posso annoverare tra i miei talenti, ma per citare Julio Velasco “Avere talento è un dono, ma il merito è saperlo usare. Può arrivare al vertice sia l’atleta di talento, sia chi, avendone meno, supplisce con la volontà”. La sfida tra me e la mia memoria è un concetto che si inserisce in qualcosa di assolutamente naturale: il tema dell’intelligenza agonistica ovvero “l’insieme delle competenze insite nella naturale tendenza dell’essere umano (come di qualsiasi essere vivente) di progettare, affrontare, superare e prevedere le SFIDE con se stesso, con gli altri, con l’ambiente (cit. Vercelli, 2008) Con l’occasione ringrazio ancora una volta Beppe Vercelli, mio docente e inventore del fantastico metodo Sfera coaching, che sul tema “ intelligenza agonistica” ha scritto un altro bel libro.

L’intelligenza agonistica non la troviamo solo negli sportivi o nel mondo del business, ma in ogni ambito di vita e per quanto possa sembrare strano c’e’ anche in una persona malata che decide di chiedere aiuto per tornare ad essere in salute ed equilibrio e “si batte” per questo o in una coppia in crisi che decide di affrontare la relazione che in quel momento non funziona.

Non andrò ad indicare quali sono le caratteristiche specifiche e gli strumenti per mettere in atto al meglio l’i.a., per questo ci sono tanti testi, primo tra i quali proprio quello sopra citato, tuttavia il mio è un invito a rivedere il concetto di sfida e vittoria.

Un impegno, di qualunque si tratti, ad andare “verso” certamente un risultato, ma visto come qualcosa di inserito in un ambito più grande, un “sogno”, qualcosa che porti verso un cambiamento.

Spesso anche in molte aziende si sente parlare di necessità di cambiamento ,di essere innovativi, di essere adeguati al mercato, ma altrettanto spesso questo intento condiviso dall’alto come dal basso, si scontra e si perde per una “zona d’ombra intermedia” in cui vengono “paralizzati da burocrazie o scopi egoistici personali e incompetenze manageriali e strategiche, nonché poltrone prenotate da non aventi diritto” tutti i possibili scenari di cambiamento, sostituzioni, acquisizioni, creatività e collegamenti sensati.

Questo perché ciascun piccolo ottuso obiettivo egoistico del proprio orticello non si rende conto che un vero successo tiene conto dell’ambiente tutto ed è risultato di un processo sano e inclusivo che va a lavorare su tutti i fattori visibili ed invisibili per la massima prestazione del singolo inserito nel sistema e del sistema collegato ad altri sistemi.

In coerenza con il mio percorso che ha integrato diversi strumenti, dalla pnl, al coaching (anzi meglio specificare, SFERA COACHING), alle tecniche che lavorano su piani più sottili come ad esempio la tecnica vibrazionale per un “viaggio di crescita e benessere” psico-fisico-spirituale la persona “vincente” è quella che riesce a cambiare punto di vista o scenario di un contesto per trovare nuovi percorsi di crescita.

Tale viaggio passa necessariamente dalla “nostra ombra” andando ad indagare quell’area misteriosa delle cose “che non sappiamo di dover sapere” (noo sfera) e quelle cose che rifiutiamo o non vogliamo affrontare, ma possiamo trasformare da limiti e problemi in opportunità.

Concludendo, il mio è un augurio a smetterla con tutte quelle gare, ufficiali o meno che siano, che frammentano sempre più l’essere umano favorendo una cultura disfattista, violenta e frustrata e andare a recuperare il valore dell’intelligenza agonistica, la naturalità del nostro essere fallibili, il valore della nostra ombra e dei nostri errori e insuccessi per immaginare nuovi scenari e nuovi percorsi possibili dove proiettare oltre il nostro essere perfettamente noi stessi e disegnare davvero il nuovo.

« L’importante non è vincere ma partecipare.

La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene. »

(Pierre de Coubertin)

 

Ti aspetto al prossimo appuntamento

Sognailmondochevuoi®

 

Marina Pillon

 

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MARINA

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a cura di Marina Pillon