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COACHING FOR “NEW NORMAL” - Sogna il mondo che vuoi ®

4 Aprile 2021da MARINA0

 

Di Marina Pillon

Negli anni ’80  usciva nelle sale “Blade Runner”, pellicola avveniristica con predominanza di pioggia e grigi, che approfondiva le implicazioni delle future tecnologie sull’ambiente e sull’essere umano.

Forse perché allora ero un’adolescente, ma mi ha angosciato molto. Uscita dal cinema mi sono domandata: come si può immaginare di creare qualcosa che porti a un mondo dove tutto è distruzione, dove la bellezza e i colori sono morti?

In realtà la pellicola è ricca di spunti interessanti ed è sicuramente un film all’avanguardia per l’epoca e nel tempo è stato ben superato nell’immaginare un futuro iper tecnologico, ma come per altri spunti già allora poteva far riflettere su dove potevamo andare.

Vent’anni dopo, è uscito il film “Matrix”, con le sue evoluzioni, sempre sul genere fantascienza con la rappresentazione di un futuro dove le “macchine” hanno uno spazio molto ampio e la vita reale e quella virtuale si incrociano.

Ci sono tanti modi per parlare di Matrix, ma questa mattina stavo conversando su parallelismi tra questo anno di pandemia con le varie posizioni in una scala con agli estremi  cosa e’ reale e cosa no,  vaccino si-vaccino no, rispettiamo le regole e l’altro e faccio quello che voglio, controlliamo tutti e nessuno mi può imporre nulla e le varie versioni di Matrix.

Di tutta la conversazione magari vi parlerò un’altra volta, ma vi pongo una domanda: credete davvero che non si possa insegnare all’uomo ad essere felice in mezzo ad altre persone felici? Credete sia meglio credere di sentirsi liberi in uno spazio di “mugugno-lamento-ribellione” che in realtà è previsto e controllato vivendo in difficili condizioni? Credete che siamo arrivati già a una fase in cui tutto sarà distrutto e le due alternative saranno

  1. vivere in un mondo relativamente gradevole dove in cambio di una vita “pseudo normale controllata” tutto ciò che abbiamo e siamo serve a dare “energia al sistema”
  2. ribellarsi e vivere in situazioni estreme guardandosi continuamente le spalle anche se consapevoli?

Sarà che non sono una fan della fantascienza, ma io voglio pensare che la fase di profondo cambiamento che stiamo vivendo possa essere ancora governato, ma richiede di essere accompagnato con grande sforzo da parte di tutti.

Il coach, il “cocchiere” che ti accompagna quando devi andare da un luogo a un altro non è qualcuno che dà ordini, dà regole, che non c’e’ mai, che ti dà premi o punizioni, che ti dà un obiettivo incomprensibile, senza argomentazione, senza condivisione, senza tempistiche, senza valutarne la fattibilità.

Il coach, così come se tu vuoi essere coach di te stesso, deve avere caratteristiche precise tra cui non possono prescindere la presenza, l’ascolto, il feedback e un lavoro di pianificazione, esecuzione, controllo e analisi continue.

La pandemia ci ha costretto a sperimentare nuove soluzioni e sicuramente a subire cambi importanti in ogni ambito di vita. La tecnologia ci ha invaso e supportato contemporaneamente dallo smart working, alla dad, alle comunicazioni a distanza, stravolgendo il modo di relazionarsi.

Sebbene si siano aperte grandi opportunità per alcuni, per i più questa accelerata digitale spinge verso il suo opposto.

Molte aziende, professionisti e persone in generale si domandano, magari con obiettivi diversi, come fare per rendere meno “freddo” questo nuovo modo di comunicare, come portare l’empatia attraverso le “macchine”. Allo stesso tempo occorre incrementare un importante lavoro di autoconsapevolezza e competenze comunicative personali.

Non basta sola formazione, tra l’altro ancora una volta “virtuale”, occorre che le persone, facciano un cambiamento personale nel modo di porsi.

Non si tratta nemmeno di invadere il “tempo privato” con il “tempo lavorativo” o usare un linguaggio personale al posto di quello professionale per avvicinarsi.

Certamente occorre imparare ad utilizzare le nuove piattaforme e le nuove modalità comunicative, ma soprattutto occorre uno sforzo di crescita per divenire tutti più abili a gestire il tempo, le proprie emozioni, a sondare nuovi livelli di consapevolezza.

Le macchine hanno imparato a leggere a volte meglio di noi le nostre espressioni e a compiere azioni predittive. Per fortuna le competenze umane sono sempre fondamentali, ma le macchine hanno un autoapprendimento decisamente più rapido.

Auto-accompagnarsi o farsi accompagnare in questa transizione sempre più proiettata a una velocità più adatta alle macchine che alle persone è necessario per non crollare.

Siamo in una fase molto particolare che, come positivo effetto collaterale, ci permette di osservare e pensare a come muoverci, come vogliamo procedere perché non ancora consolidato.

Non cadiamo nell’errore che poiché molto è paralizzato allora possiamo sprecare il nostro tempo privato con cose che attengono al tempo lavorativo, abbandonare il senso della cura di noi stessi perché non si fa vita sociale, lasciarsi andare e subire il clima di paura o rabbia invece di investire nella propria autoconsapevolezza e progettare il futuro. Dopo ogni guerra c’e’ stato un tempo di ripartenza, ma in quali condizioni vogliamo ritrovarci quando usciremo da questo momento di crisi?

Quali sono gli elementi che ora ti fanno sentire sopraffatto e quali strumenti hai per modificare la situazione?

Spesso, soprattutto nelle situazioni di emergenza, a livello teorico ci sono persone cui chiedere aiuto o far riferimento, ma a livello pratico sono persone che, proprio come te, non erano preparate e sono già alle prese con i propri problemi per cui non sono in grado improvvisamente di  aiutare anche qualcun altro semplicemente ad arrivare alla fine della giornata. Occorre incrementare auto-consapevolezza, imparare a stare e muoversi nell’incertezza, imparare come se dovessimo vivere per sempre e dare il proprio contributo per il futuro che si vuole creare.

Ma ho iniziato parlando di film e in questo momento di cambiamento certamente il digitale sta delineando scenari in cui la fantascienza esce dalle pellicole ed entra nelle nostre vite concretamente attraverso un’accelerata sulla tecnologia, tutta la tematica controversa sul mondo “dati”, nei processi e cambiamenti delle organizzazioni.

Sappiamo sognare uno scenario  alternativo a un mondo distrutto, grigio e inospitale?

Io sogno un mondo in cui ci sia l’opzione di vivere godendo delle bellezze della terra, in armonia con tutto l’ambiente, avendo anche imparato a fare un buon uso delle nostre scelte e delle creazioni tecnologiche che magari ci permettano di evolvere noi stessi.

Accompagnarci e accompagnare la trasformazione per guidare e non subire il futuro che verrà credo sia possibile, restando umani, lavorando su ciò che di meglio ci contraddistingue, da ora.

Marina

 

 

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MARINA

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a cura di Marina Pillon