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Movimento per il cambiamento - Sogna il mondo che vuoi ®

10 Giugno 2023da MARINA0

Durante un corso di aggiornamento formalmente interessante nei contenuti, ma decisamente noioso e poco efficace nella formulazione la mia mente è volata via alle tante gioie della vita che ci si perde a causa di tempo mal gestito, persone incompetenti e nel posto sbagliato, credenze limitanti sociali o personali o sofferenze negate e cristallizzate.

Avete mai notato come ci sia sempre più gente che si ritiene esperta di qualunque cosa e si arroghi il diritto di esprimersi e giudicare, soprattutto a proposito di ciò che meno conosce?

Si tratta di un fenomeno sociale in parte voluto in parte inconsapevole, in ogni caso è un meccanismo cui tutti possiamo essere soggetti.

Crediamo qualcosa, altri la pensano diversamente, ma troviamo in contesti che ci rappresentano o che riconosciamo validi degli elementi che ci pare rafforzino la nostra idea. A quel punto magari agiamo in quella direzione e se anche sul percorso o durante degli scambi troviamo elementi che ci dovrebbero mettere in dubbio quella certezza granitica facciamo finta di niente. Che sia per il principio di coerenza o altri motivi andiamo avanti per quella strada anche se è controproducente.

Spesso funziona così anche per convinzioni non ecologiche che riguardano il nostro star bene.

Prendiamo ad esempio la depressione, fenomeno sempre più diffuso dopo gli anni di pandemia con tutte le conseguenze economiche, sociali e della salute.

Tutti abbiamo risentito in qualche misura sia degli effetti materiali, sia dell’impatto relazionale e della fiducia nel mondo.

Qualcuno ha più difficoltà o meno risorse per affrontare e superare gli eventi, sentendosi vittima di qualcosa di grande e inaspettato.

Spesso, più ancora della malattia, dell’isolamento, delle difficoltà economiche è la propria sofferenza emotiva ad essere il nemico peggiore.

Qualcuno cerca una risposta cercando di stordirsi, qualcuno si aggrappa alla vitalità altrui come se fosse una stampella di cui non può fare a meno, molti sviluppano psicosi, nevrosi e varie forme depressive.

Certamente il conforto è importante, talvolta anche una cura medica o un percorso professionale, ma di fondo è necessario guarire dal disagio di vivere prima che porti all’autodistruzione.

Non si pensi che sia legato a una categoria o a un’età specifica. Si può negare il dolore e il disagio gettandosi a capofitto nel lavoro, o ritirandosi sempre di più da qualunque scambio sociale, attività che non sia strettamente necessaria alla sopravvivenza o routinaria.

Che l’evento scatenante sia la perdita di un cucciolo, una persona cara, una malattia, il lavoro, una relazione, se la risposta è il cercare di stordirsi e negare il dolore invece di comprenderlo ed elaborarlo, non si potrà che peggiorare.

Se però anziché concentrarsi sul non provare dolore si dirigesse l’attenzione sull’occasione del prendersi cura di sé, magari in modo nuovo la nostra anima ci ringrazierebbe.

Quando ci si anestetizza è difficile essere consapevoli, così come quando ci si trattiene e si controlla tutto per evitare di soffrire, ebbene questa rigidità ci impedisce anche di provare piacere e benessere.

Essere disposti ad affrontare le cause del disagio, accettare ciò che è accaduto e come ci siamo sentiti, permette pian piano di lasciarci andare ed aprirci al nuovo.

Non è facile certo, qualcuno all’inizio potrebbe arrendersi ricordando un evento traumatico, sensazioni di imbarazzo, colpa o impotenza, paura di essere soli o non amati.

Andando oltre quel momento, scegliendo di smettere di essere vittima di quel ricordo, di quell’evento, di quel dolore, si libera l’anima che vuole muoversi a fare altre esperienze.

Concretamente e a piccoli passi occorre sotto l’aspetto mentale aprire un dialogo sincero con se stessi per capire quale sia l’origine e riconoscere che è la paura della sofferenza a spingere a stordirsi o controllarsi.

Dal punto di vista fisico contemporaneamente è importante attivarsi per svolgere un allenamento regolare, anche semplici passeggiate nella natura. Questo è particolarmente importante sia da un punto di vista fisiologico sia perché il movimento fisico mette in moto anche delle energie per facilitare il blocco nell’azione che certe forme di depressione presentano.

E’ poi certamente necessario uno sforzo per iniziare a fare nuove esperienze, o fare le stesse cose in modo nuovo, prima che il senso di apatia si appropri di ogni giornata e non si trovi più nulla che stimoli interesse, quando addirittura non ci si senta annoiati o infastiditi da tutto e tutti.

La nostra anima è scesa in questo corpo per andare in giro e fare esperienze, per assaporare, scoprire, anche soffrire, rialzarsi, imparare, amare.

Domani è il giorno giusto, oggi è il giorno giusto, questo è il momento giusto per ricominciare un nuovo dialogo con la propria anima. Quel dolore cui permettiamo di renderci rigidi, chiusi, trattenuti, isolati, depressi, apatici, in realtà nasconde un messaggio della nostra anima.

Ascoltarsi profondamente, muoversi per come è concesso dal proprio corpo e prendersene cura come se ci si fosse innamorati di sé.

 

 

Vita Amore e Libertà

 

 

 

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MARINA

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a cura di Marina Pillon