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Note di Resilienza: trasformare il dolore in crescita - Sogna il mondo che vuoi ®

8 Dicembre 2023da MARINA1

Tardo pomeriggio, fuori il buio comincia ad accompagnare verso l’intimismo della sera. Il ricordo dell’abbaiare dei cani all’ingresso del rifugio per animali si mescola al ricordo di coloro che hanno fatto parte del mio nucleo famigliare, persone ed animali, che ora non ci sono più.  L’immaginazione va a varie difficoltà che si devono affrontare, un caleidoscopio di frasi, scene, sensazioni che talvolta si accalcano nella mente, portando a interrogarmi sul tema diffuso dell’ansia e la certezza che non ci sono certezze.

Una canzone passa per radio: “Vampire” di @Olivia Rodrigo. E’ difficile dire se sia la musica, la voce della cantante o l’emozione che mette in quelle parole, sembra di sentire la rabbia, la disperazione, la tristezza e la sofferenza di un’adolescente come di un adulto ferito da una relazione non sana, forse con un narcisista. Magari si tratta semplicemente un’espressione artistica ed emozionale, di un addio, un rapporto difficile o concluso che prima o poi tutti abbiamo vissuto.

Non comprendo esattamente tutte le parole e non so esattamente ciò che voleva essere espresso con quella canzone, ma certamente si sente un gran carico emozionale.

Indipendentemente dai gusti personali, penso alla musica espressione identitaria di una certa epoca o di una generazione, come tale diversa e incompresa reciprocamente dalla precedente e successiva.

Prima o dopo tutti siamo stati adolescenti e ci siamo rispecchiati o sentiti parte di qualcosa attraverso la musica; in realtà anche dopo l’adolescenza.

Oggi si parla tanto del disagio psicologico tra i giovani. Sebbene ogni epoca abbia espresso il proprio, sembra che gli eventi di questi ultimi anni abbiano fatto da amplificatore a varie forme di ansia e disagio sociale, non solo tra i giovani.

Certe cose però non spuntano davvero come funghi. Forse, volendo vedere le cose da un punto di vista positivo, l’accelerata data da certe configurazioni astrali, se preferite dalla pandemia, le tensioni belliche internazionali e tutte le relative ripercussioni, oltre alle difficoltà economiche di quest’epoca di passaggio e di alta pervasività tecnologica, ha portato alla luce un diffuso malessere.

Rendersi conto di questo disagio offre l’opportunità di trasformare le fragilità in punti di forza nel corso del tempo.

Le esperienze possono essere accrescimento, soprattutto quando dolorose.

Ci sono state epoche in cui il mondo della psiche non si prendeva in considerazione, altre in cui era qualcosa da tenere nascosto, oggi si comprende che accedere alle proprie risorse interiori può essere un’opportunità. Occorre però lasciare andare vecchie convinzioni sul tema e lavorare sul proprio disagio come facevano i nostri nonni vangavano ampi campi di terra.

Ogni sintomo è un segnale, un indicatore di un disagio o uno squilibrio.

Abbuffarsi di cibo, non riuscire a seguire una lezione, quandanche un discorso, seguire mille attività senza portarne a termine nessuna, non sentirsi all’altezza di presunte aspettative e così via.. Ne avete sentito parlare?

I problemi ci sono sempre stati, a volte qualcuno semplicemente si aggiunge o acquisisce connotazioni più aderenti al momento. In alcune epoche non si parlava, in altre si reagiva con iper-lavoro, ciascuna aveva un modo tutto suo. Il grido di attenzione all’ambiente non è una novità degli adolescenti e giovani di oggi, così altro nel bene e nel male.  Le persone, tu adolescente, tu adulto, tu diversamente maturo, io, tutti, siamo molto di più di entità immerse in un’epoca e quando qualcosa ci tocca può sembrare che il nostro mondo sia una lirica come quella espressa in quella musica.

Il futuro in fondo è sempre stato un’incertezza, ma oggi è inserito in un quadro più ampio che può essere affrontato solo condividendo con chi ci è vicino, se necessario con professionisti,  le ansie e le fragilità.

E quella canzone, quella musica mi torna alla mente, la cerco e la trovo per riascoltarla. Faccio attenzione al finale: sirene che non preannunciano una buona conclusione, ma è una canzone.

Affrontiamo i problemi e le difficoltà condividendo le nostre esperienze e idee, con la consapevolezza che

siamo tutti co-creatori!

Insieme possiamo permetterci di riscrivere un epilogo potenzialmente tragico, trasformando il pathos in una melodia vibrante di crescita e resilienza. In fondo la vita è anche suono e negli spazi di intervallo, come in meditazione, possiamo riscoprirci. Ma di questo parleremo un’altra volta.

 

 

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MARINA

Un commento

  • francesca

    5 Febbraio 2024 a 18:10

    Rivivo la gioventu’ attraverso la figlia adolescente con tutti i suoi momenti di salita e discesa. Questa e’ una generazione con due caratteristiche diverse da quelle precedenti: sono molto piu’ consapevoli e molto piu’ fragili al tempo stesso. Hanno molti piu’ strumenti, e non sanno come usarli. Hanno fretta dei risultati perche’ sono abituati a scrollare uno schermo che fornisce risposte, consolazione, intrattenimento con un touch, e hanno perso la dimensione della lentezza e della pazienza nel creare dimensioni. Sono molto piu’ sensibili e sensibilizzati ai temi sociali, ecologici, di attualità e hanno quindi tanta paura in piu’. A noi adulti il compito di insegnargli a trovare le risorse dentro di se’, inclusa quella del disagio, che spesso e’ temporaneo ed e’ maestro di vita. Perche’ dopo ne esce esperienza e consapevolezza per le volte successive…

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a cura di Marina Pillon