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C'era una volta ... oggi - Sogna il mondo che vuoi ®

23 Febbraio 2024da MARINA0

 

Nel 2016, un anno dopo la perdita di mia sorella, scrivevo il post “C’era una volta…alla ricerca del senso perduto della fiaba”, in cui vi raccontavo del mio amore per la creazione e personalizzazione delle favole fin da quando, ancora piccine, le inventavo per lei.

Da quando sono cresciuta ho sentito e letto le teorie più strane su uno strumento, quello della fiaba, da sempre esistito; a volte usato come bandiera, come alibi, rinnegandone talvolta i contenuti, altre aggredito perché rappresentativo di un ‘potere’ oppressivo e maschilista, di fatto è solo uno strumento.

Quelle che sono state le fiabe del passato hanno comunque avuto una loro funzionalità. Se non rispondevano o non rispondono alle esigenze, come ho fatto io, si potevano personalizzare, cambiare.

Le favole però, questo meraviglioso strumento immaginifico hanno un potere, un fascino e un’utilità straordinari. Personalmente le ho sempre amate perché nutrivano la fantasia, ma potevano anche aiutare a imparare, a usare meglio le risorse (un po’ una sorta di bozza dell’ipnosi costruttivista), a vivere meglio. Ripenso alle rare volte in cui chiedevo a mio padre di raccontarmi delle ‘favole-storie’ e lui mi colorava degli episodi di situazioni difficili e precarie, con occhi di un bambino ai tempi della guerra: che occasione di vedere sfide e demoni di epoche diverse.

Ma tornando a oggi, siamo in un’epoca in cui, dal mio personale punto di vista, c’è un momento di eccesso di attenzione a riscrivere al femminile o con altro linguaggio, ma perdendo di vista i contenuti e lasciando molta confusione e incertezza, anche se capisco che è necessario per trovare fra qualche anno quell’equilibrio acquariano tra maschile e femminile. Insieme a queste tendenze e alle controreazioni, occorre fare i conti anche con un elemento che sta invadendo il quotidiano: l’a.i.

In che modo questi due aspetti c’entrano con le fiabe, vi starete domandando. Ebbene, come sempre è questione di discernimento e consapevolezza.

Ognuno ha un personale punti di vista, ma conservatori, bigotti, innovatori, ricercatori, tradizionalisti, sperimentatori, influenzati da questa o quella cultura, religione o stato sociale, tutti raccontando una fiaba a un bambino contribuiamo a influenzarlo.

Intanto l’invito è all’equilibrio nel raccontare delle energie maschili e femminili, nel capire che entrambe sono ‘buone parti’.

Quanto all’intelligenza artificiale vedo che ormai tutti la usano per qualsiasi cosa, incluso scrivere musica, testi, libri, articoli, lettere, appuntamenti, etc.. non solo come supporto e strumento di lavoro. Forse per questo sembra di sentire e vedere ovunque una stessa ‘trama’ solo con qualche piccola variante. Non perdiamo la nostra umanità, la nostra immaginazione e creatività e cerchiamo anzi di trasmettere il meglio di noi anche in questo affinché l’ai possa essere solo un buono strumento.

Bene che, visto l’elevarsi della ‘quarta età, si programmino dei piccoli robot che ci supportino in attività faticose, ricordino magari a persone con difficoltà cognitive l’ora della medicina, o che leggano un libro a chi troppo spesso si trova allettato e solo. Impariamo però a fare un buon uso del discernimento di ciò che leggiamo in rete, spesso copia incolla non sempre di qualità, ma soprattutto non perdiamo, anzi incrementiamo, la nostra attenzione e cura nel raccontare le favole ai bambini.

Insieme, con discernimento, anche attraverso le favole influenzeremo il futuro.

 

Buoni racconti.

 

 

C’era una volta – Alla ricerca del senso perduto della fiaba – Sogna il mondo che vuoi ®

 

 

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MARINA

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a cura di Marina Pillon